Sull'incontro con PAOLO NORI di venerdì 23 aprile
Dei libri, sui libri, si può dire tanto o poco secondo i gusti, si può parlare dell'autore, della storia che si racconta, dei personaggi, e in fondo si parla sempre di queste cose, ma però le cose si possono ricordare in tanti modi differenti e tutti sono degni di essere considerati, però per quello che mi piace c'è un modo di divagare scrivendo, di parlare e ascoltare nello stesso tempo, e fare le due cose in una volta non è facile, ed è tutto questo che permette di salire o scendere la scala del narrare, e non importa quanta sia lunga che è una cosa semplice ma nello stesso tempo delicata, occorre andare in punta di piedi, toccando le cose da scrivere, che sono quelle da dire, marginalmente; è questo gusto del margine ad essere la chiave di tutta l'umanità che si trova nei libri veri, quelli con l'anima in bella vista, c'è quella cosa che si chiama meditare scrivendo, e parlare che è poi in fondo la stessa cosa ma su registri differenti, magari nascondendosi un po', pudicamente, ché non è giusto dire tutto di sé, anzi è proprio il sé ad essere lasciato lontano, ai confini delle proprie opinioni, perché non è la cosa più importante, è la più marginale, se vogliamo, e proprio per questo ne parliamo: e a me pare che anche Nori parli del suo essere nel mondo così di soppiatto come se le cose non gli importassero e poi si vede che in realtà gli importa di tutto, e nota tutto quello che serve al suo modo labirintico di raccontare senza apparentemente una via maestra, un raccontare per vicoli, per sentieri, che non tutti sono buoni a fare per il pericolo di perdersi, ma lui che sembra avere un buon navigatore riesce a districarsi da quello gnommero di stradine che passano e ripassano dagli stessi luoghi, per vedere se qualcosa è cambiato e se la gente ha cambiato faccia, lavoro, e casa che di questi tempi non è facile, però può capitare per via della crisi, per gli sfratti in agguato, insomma le cose si vanno definendo, a scriverne sempre di più, e quello che Nori fa è un miracolo di quelli veri che non fanno lacrimare le madonne però sono più importanti per tutti quello che vivono tutti i giorni in quei vicoli della narrazione, e si sentono timidi e non vogliono per niente esporsi ma sono contenti quando qualcuno parla di loro. Non è tanto importante scegliere una strada, tanto ci siamo già sulla strada e che sia la nostra o quella di altro non è poi così importante, però scegliere il passo per percorrerla questo sì che importante e anche scegliere che scarpe mettersi è importante e anche scegliere quando fare una pausa per mangiare qualcosa o per sdraiarsi a guardare le nuvole, per un attimo o due attimi o per tutto il tempo che si vuole, questo è importante, come anche scegliere di tornare indietro visto che non è obbligatorio andare avanti, infatti anche se siamo in un momento sbilenco della nostra storia patria in cui si deve andare avanti come “allora” perché chi si ferma è perduto, non siamo proprio obbligati e forse fermarsi e dirsi quello che siamo sarebbe la cosa più bella che possiamo fare, bella, non buona o giusta, ma bella, esteticamente ed estaticamente grande, di una bellezza abbagliante, un'opera d'arte, direi.
di Ivano Nanni
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