In occasione della serata conviviale-musicale "non è ver che sia la morte" di mercoledì 31 ottobre
-Verba
volant, (s)-cripta manent-. Si potrebbe dire in traduzione molto libera, ” le
parole volano, le cripte e le iscrizioni restano “. Le tombe e le parole sulle
tombe sono spesso le uniche cose che restano di un defunto. Specie se il
defunto non ha lasciato tracce troppo profonde, per ingegno, arte, o
scienza, nel qual caso sono le opere a
parlare, il suo ricordo rimane appeso alle parole incise sul marmo o nel
bronzo. Quello che si scriveva sulle lapidi informava chi leggeva della
personalià del morto, era la sintesi della sua vita tradotta in poche righe,
l'epitaffio, tramandata ai posteri.
Genere letterario
a se stante, le iscrizioni funerarie romane sono spesso divertenti o
irriverenti, mai piane e futili, ripetitive e retoriche come i necrologi dei
nostri giorni che non dicono nulla del
morto ma tutto sulla sua bontà d'animo. Qualche esempio di necrologio romano.
Selia Chia
liberta di Marco. “ Qui son io, Chia; per volere del Fato. La mia bellezza è
dissolta in cenere. L'invida morte tutto eguaglia...”
È
un'iscrizione funeraria romana trovata a Salona presso Spalato. Si riferisce a
una donna liberta di grande bellezza. Ed è anche una notazione politica, se si
può dire, “il tutto eguaglia”, è forse un inno alla Democrazia, per alcuni il
secondo nome della Mietitrice. Tutti simili nelle tombe. Nelle urne le ceneri
di un povero non si distinguono da quelle di un ricco, l'anima di un senatore
non pesa di più di quella di un suo modesto elettore... Non avendo notizie
certe, si può dire di tutto sull'al di là. C'è chi crede nelle gerarchie
Celesti o Infere, e chi pensa che la tomba è l'ultima stazione del nostro
percorso.
Quinto
Ammerio Schiavo, esprime la sua profonda delusione per la vita: “La terra tiene
il corpo, un sasso il nome, l'anima l'aere. Sarebbe stato meglio non aver mai
toccato il suolo “. Mitrovica(Jugoslavia).
Leggi e
credi. Il defunto, qui, invita chi legge ad aprire gli occhi e a meditare.
“ È ciò che
vedi. È così. Non può essere altrimenti”.
Roma.Iscrizione
incisa su un sarcofago. Ancora a Roma, il saggio consiglio di qualcuno che ha
goduto della vita:
“ Scherza,
divertiti, te lo consiglio: qui regna estremo rigore “.
Sempre a
Roma, da un colombario di Porta Latina, l'iscrizione di un lavoratore che ha
sgobbato tutta la vita e vuole dirlo al mondo: “ Qui giaccio io, Lemiso. Solo
la morte mi dispensò dal lavoro “. Con buona pace di tutti coloro che pensano
di trovare libertà con il lavoro.
Lucio Ottavio
Valeriano scrive sulla sua tomba:
“ Sono
fuggito. Sono fuori. Speranza, Fortuna, vi saluto. Non ho più niente da
spartire con voi. Prendetevi gioco di qualcun altro”. La dipartita è vista come
una liberazione dai “pesi” della vita, anche da quelli comunemente accettati,
la Speranza, la Fortuna.
Ci sono
iscrizioni incise sui bicchieri che ricordano ai commensali quanto sia
importante godere di un frammento di luce, dell'amicizia, della buona tavola: “
La vita è breve, la speranza fragile: entrate. Arde il lume: fino a che fa
luce, beviamo, amici”. È il bicchiere
che parla e invita tutti a “entrare”, a gioire del vino che contiene.
Non ci si
dimentica nemmeno degli animali domestici, anche per loro ci sono parole di
grande umanità. Ad Ancona, su una colonna è incisa questa iscrizione dedicata a
un cane da guardia: “A guardia dei carri, mai latrò a vuoto; ora tace, e
l'ombra vigila sulle sue ceneri”.
Sulla tomba
di un attore sta scritto: “ Qui è sepolto Leburna, maestro di recitazione, che
visse più o meno cent'anni. Sono morto tante volte! Ma così, mai. A voi lassù
auguro buona salute” . Un punto di vista dal basso in alto, “ a voi lassù “
dice Leburna, io sto qui sepolto o giù nell'Ade, come preferite. Concludo
questo breve viaggio tra le lapidi nei giorni della Pellegrina, con una nota
volante ( volant verba ), di Ennio Flaiano, epigrammista sommo del XX secolo,
che ha definito la morte come una signora molto bella che, mentre parla al telefono
fa un cenno di saluto a qualcuno e con noncuranza gli sorride...
Convivialmente
auguri per le festività di novembre.
nota
bibliografica:
Lidia Storoni
Mazzolani, Iscrizioni Funerarie Romane, ed. Bur, 1991.
Ennio
Flaiano, Opere, scritti postumi, Classici Bompiani, 2001.
di Ivano
Nanni
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