Mercoledì 11 dicembre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala
d’Oro di Lugo, penultimo incontro del 2013 per Caffè Letterario con lo
scrittore, giornalista e critico teatrale Osvaldo Guerrieri che presenterà il
suo ultimo saggio “Col diavolo in corpo” edito da Neri Pozza.
Il compito di introdurre la serata, che si concluderà come d’abitudine con
il consueto brindisi per tutti i partecipanti, sarà affidato al curatore di
Caffè Letterario Marco Sangiorgi.
«Maudit»: quando Paul Verlaine scrisse per primo la parola non definì un
carattere ma creò una specie. Diede cittadinanza ai crudeli, agli eccessivi, ai
distruttivi e autodistruttivi che, come Arthur Rimbaud, affrontavano a muso
duro il mondo con l’altera grandezza della loro arte.
Era il 1884. Da allora, diramandosi da Parigi, il maledettismo ha bruciato
le frontiere e ottenuto ovunque il proprio scandaloso certificato di identità.
In questo modo anche l’Italia ha potuto dare un nome a quei suoi artisti che,
dinamitardi nell’animo, hanno sconvolto le regole, le tradizioni e perfino un
modo di pensare. Questo libro è un viaggio all’inferno. Infernali sono state le
esistenze di Amedeo Modigliani, Dino Campana, Carmelo Bene.
Nel nome dell’arte essi non hanno esitato a distruggere quel che avevano
intorno e ad annientare se stessi nutrendosi di utopie, di alcol, di droghe, di
sesso. Passaporti per il paradiso creativo? Forse. In questo loro dannarsi non
sono stati soli. Nella loro scia maledetta sono entrati lo scultore Vincenzo
Gemito, il pittore Franco Angeli con gli amici romani di piazza del Popolo
Mario Schifano e Tano Festa; gli scrittori Curzio Malaparte, Pitigrilli dalle
otto vite, l’anarchico agro Luciano Bianciardi, Giancarlo Fusco che di vite se
ne creava una per ogni interlocutore; gli uomini di spettacolo Walter Chiari e
l’inventore misconosciuto della canzone d’autore: Piero Ciampi. A questi è
necessario aggiungere un personaggio impensabile: la provincia italiana vista
come inarrestabile incubatrice di maledettismo. Ne sono state espressione due
donne: Elvira Bonturi, moglie di Giacomo Puccini, e Leonarda Cianciulli, che le
cronache ricordano come la saponificatrice di Correggio.
In forma narrativa e non saggistica, ma fedele alla verità documentaria,
Col diavolo in corpo è perciò un catalogo di vite estreme, picaresche,
scontrose e magari buttate al vento, vite d’esaltazione e di tormento, senza le
quali, però, non sarebbe mai nata una certa idea del mondo, dell’arte, della
letteratura e persino di noi stessi.
Osvaldo Guerrieri è nato a Chieti e vive a Torino. È giornalista e critico
teatrale de «La Stampa», attività per la quale ha ricevuto nel 2003 il Premio
Flaiano per il Teatro. È autore dei romanzi L’archiamore, Un padre in prestito,
Natura morta con violino oltremare, dei volumi di racconti L’ultimo nastro di
Beckett e altri travestimenti e Alè
Calai. Fra i suoi saggi teatrali La Grecia in pantofole di Alberto Savinio in
Le lingue italiane del teatro a cura di Tullio De Mauro.
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