Queste le immagini della serata di venerdì 20 giugno con lo
psicanalista Luigi Zoja che ha presentato il suo ultimo saggio “Utopie
minimaliste” edito da Charelettere. L’incontro è stato introdotto da Paolo
Galletti.
Il fallimento e gli orrori provocati del nazismo e dal
comunismo ci hanno lasciati disillusi e disincantati rispetto a qualsiasi
credo, orfani di un’ideologia plausibile. Si è fatto strada il convincimento
che sia preferibile, se non intellettualmente onesto e moralmente doveroso,
vivere senza ideologie, senza utopie.
"Beato il Paese che non ha bisogno di eroi",
faceva dire a Galileo Bertolt Brecht. Tale disaffezione rispetto all’utopia e
all’ideologia ha però di fatto consegnato le nostre società al neoliberismo e
al consumismo, a tutti gli effetti una nuova fede che proclama il dogma del
profitto e dell’avere come diritto e fonte di felicità. Un sogno di breve
durata, questo, che le ricorrenti crisi economiche hanno provveduto a demolire.
Che fare, dunque? Assumendo la categoria dell’utopia come
criterio di riferimento, possiamo dire che noi contemporanei ci troviamo
stretti fra il fallimento e l’esaurimento delle utopie del Novecento e la
constatazione che una rinuncia totale e assoluta ad esse non porta a nulla,
solo a quell’utopia mascherata che è il liberismo consumista. Come uscire da
questa aporia, esistenziale e culturale? E immaginabile una terza via
all’utopia? Tornando alla citazione di Bertolt Brecht: è immaginabile un mondo
più desiderabile anche senza eroi, destinati a rovesciarsi in modelli negativi?
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