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lunedì 24 novembre 2008

"E' Re dal pal" - di Giovanni Zaffagnini

Sulla mostra fotografica "The Times They Are A-Changin" di Luca Nostri inaugurata domenica 23 novembre Eccoli schierati gli atleti della Bocciofila Pancrazi di Faenza, in posa per la storia. In posa, perché le fotografie ufficiali non possono legarsi al movimento, devono durare nel tempo e mostrare ai posteri i volti e il contesto senza troppe distrazioni. Liberata dal pesante fardello di documentare le dinamiche di gioco la fotografia può indirizzare la nostra curiosità sui protagonisti e il loro ambiente. Notiamo, a ben guardare, che il primo a sinistra indossa una bandana rossa, l’ultimo è mancino, del terzo non si sa, c’è anche una signora (madrina o atleta?), gli sponsor sturano tubi intasati, vendono mobili e auto, e il Conad chiude il Martedì. Non si possono inumidire le bocce con la saliva e non si fuma. Poi c’è il pubblico, collocato su una tribunetta a tre piani, delimitata da un canapo che taglia le persone a metà. Il signore del n.3 ha lo stecchino in bocca, l’altro in seconda fila si gratta l’orecchio destro, molti indossano una specie di coppola che ricorda la Sicilia dei film. La partita. I "puntisti" (più propensi alla strategia) lanciano da fondo campo, i "bocciatori" da metà campo e sono per le soluzioni drastiche, più rumorosi, basterebbe il suono per intuire l'esito dei loro lanci: secco per l'impatto con la boccia avversaria, sordo per il legno finale (fra le imprecazioni per il tiro mancato). Nel silenzio del pubblico, il bocciatore si concentra e sogna: il colpo da maestro, il colpo secco che scaccia la boccia ostile, e in cuor suo pensa al calciatore goleador che esulta sollevando la divisa: sotto, sulla maglietta (della salute) la scritta: E Re dal pal (*). Attiguo al campo delle bocce si trova quello di calcio riservato agli incontri casalinghi della squadra amatori del Bar Sport. Stessa scelta: non si vedono azioni di gioco ma personaggi e contesto. I calciatori sono tutti immigrati, hanno facce simpatiche, alcuni sembrano veri professionisti: fisicamente ben messi, eleganti, sponsorizzati anche nei calzettoni, telefonino, anello. Se Luca Nostri non fosse un fotografo curioso, potrebbero farla franca, ma è il contesto che li smaschera: non c’è il pullman luccicante, sono arrivati in bicicletta, non c’è spogliatoio, le borse con gli indumenti (e il portafoglio) sono a bordo-campo, (non è mai sparito nulla). L’unico italiano è il Presidente (con sigaro) che è anche il barista del Bar Sport, è sempre presente, al banco lo sostituisce la moglie; a volte brontola ma in fondo è contenta. Per ora l’unico collegamento fra le due realtà è il fotografo; i calciatori non sembrano interessati alle bocce, però non si sa mai.

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