Mercoledì 15 maggio, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze
dell’Hotel Ala d’Oro, appuntamento internazionale per Caffè Letterario con lo
scrittore americano Jonathon Keats e il suo libro di racconti “Il libro
dell’ignoto” edito da La Giuntina nel 2010. Sarà un occasione anche per parlare
di “traduzione” con Silvia Pareschi,
compagna dell’autore e traduttrice di tanti importanti scrittori americani
contemporanei e con Licia Corbolante, lughese, che per quasi vent’anni è stata
responsabile degli aspetti linguistici della localizzazione dei prodotti
Microsoft in italiano e a cui è affidata la conduzione della serata.
“Il libro dell’ignoto” raccoglie dodici racconti che si
svolgono in una realtà dove vivono anonimamente i trentasei Giusti, che secondo la tradizione ebraica ogni
giorno salvano il mondo, non sapendo di essere dei Giusti. In questo spazio
profondamente idoneo a una narrazione di tipo fantastico, che a tratti sfiora
atmosfere della Peste di Camus, si svolgono i dodici racconti sui trentasei
Giusti, strumenti di una misericordia che dispone di loro come di pedine di una
scacchiera. Non solo Giusti santi: c’è un Giusto idiota del villaggio, un
Giusto che è una donna Messia, uno ladro innocente, uno fannullone, uno che è
una prostituta. Keats fa precedere i racconti da una divertentissima
introduzione che oltre a essere in sé un racconto, magari potrebbe essere il
romanzo di un anacronistico cabalista contemporaneo.
Il libro di Jonathon Keats fornirà poi l’opportunità di
parlare di traduzione con Silvia Pareschi, traduttrice di importanti autori
contemporanei americani. Secondo Walter Benjamin il compito del traduttore
“consiste nel trovare quell’atteggiamento verso la lingua in cui si traduce,
che possa ridestare, in essa, l’eco dell’originale”. La traduzione “tende in
definitiva all’espressione del rapporto più intimo delle lingue fra loro”. Un
esercizio arduo, quello del traduttore, che deve muoversi restando fedele allo
spirito dell’originale e, allo stesso tempo, restituire l’intima verità di ogni
lingua. Di questa difficoltà ci parlerà Silvia Pareschi, prendendo spunto dalle
sue traduzioni di questi quattro romanzi: “Le correzioni” e “Libertà” di
Jonathan Franzen e “La breve favolosa vita di Oscar Wao” e “E’ così che la
perdi” ,uscito in libreria proprio in questi giorni, di Junot Diaz.
Jonathon
Keats è nato a New York City nel 1971. Romanziere, opinionista di
“Wired”, esperto di tecnologie e nuovi linguaggi nonché artista concettuale, è autore
di provocazioni brillanti, dalla banca dell’antimateria al big bang come
orgasmo divino.
Silvia Pareschi lavora come traduttrice letteraria da più di
dieci anni. Fra gli autori da lei tradotti figurano, oltre a Jonathan Franzen
di cui è la traduttrice di riferimento, Cormac McCarthy, Don DeLillo, Junot
Díaz, E. L. Doctorow, Denis Johnson, Amy Hempel, Nathan Englander, Annie
Proulx, David Means e T. C. Boyle.
Attualmente vive a metà fra l’Italia e San Francisco, dove
nel 2011 ha sposato l'artista e scrittore Jonathon Keats. Quando è negli Stati
Uniti continua a tradurre, e in più insegna l’italiano agli americani.
Aggiungo che potete seguire Silvia Pareschi sul suo blog, Nine hours of separation (nove ore come la differenza di fuso orario tra l'Italia e San Francisco).
RispondiEliminaCi vediamo mercoledì!