Sull'incontro
di lunedì 28 aprile con il giornalista Salvatore Giannella che ha presentato il
suo libro “Operazione Salvataggio” edito da Chiarelettere.
Giannella siede nella sala conferenze dell’Ala
d’Oro su un piccolo palchetto rialzato come un officiante che si appresti a
celebrare un rito ed è proprio questa l’atmosfera che si percepisce da subito
durante l’incontro con l’autore del libro “Operazione Salvataggio”, pubblicato
da Chiare Lettere, in cui vengono ripresi temi già trattati dallo stesso in
opere, letterarie o televisive precedenti, come “L’Arca dell’arte” o “La lista
di Pasquale Rotondi”, ossia il salvataggio di numerose opere d’arte da parte di
eroi dall’ “autostima umile”, che durante la seconda guerra mondiale vennero
portati via dall’Italia per arredare le lussuose dimore di vari gerarchi
nazisti. Una pratica questa che come narra l’autore era già stata attuata in
Spagna negli anni precedenti ed ancora oggi, in molte parti del mondo continua
ad aver luogo.
Pare così di assistere quasi ad una funzione
religiosa durante l’incontro con l’autore che celebra tanto i vari eroi
impegnati in queste operazioni, quanto le opere da questi messe in salvo,
restituendo, attraverso la vita degli uni e la bellezza degli altri (ed il
valore di entrambi), un’anima all’osservatore, al lettore, all’erede, in quanto
essere umano di questi eventi.
Giannella, “giornalista dell’anima” che, stando
alle parole di Gorbaciov, unisce nella sua opera “favola e realtà”, ripropone
durante il dibattito numerosi frammenti della sua ultima opera collegando, con
una capacità affabulativa ricca di immaginazione e di memoria ad un tempo, i
vari paragrafi del libro, quali piccoli fotogrammi in una sequenza quasi
filmica nel momento dell’esposizione pubblica.
La serata trascorre caricandosi progressivamente di
nuove storie, piccole e grandi per giungere a riflessioni politiche e culturali
sulla società contemporanea, sulla vita italiana di oggi ed in particolar modo
su quanto poco vengano oggi giorno considerate le opere dell’ “Operazione
Salvataggio” e degli artisti da essa messi in salvo. A piccoli passi, muovendo
dalle parole di Guerra che percepiva con anni di anticipo il declino della
Romagna, passando per Aramengo dove carovane di turisti da varie parti del
mondo si ritrovano per conoscere una scuola di restauro, proseguendo per le
intuizioni di alcuni milanesi dell’inizio del secolo scorso che avviarono un
processo di valorizzazione turistica della Romagna, Giannella si trova a
puntare il dito contro amministratori, operatori turistici, società civile,
spesso poco sensibile nel cogliere il potenziale, ben noto ad altri paesi, che
la propria terra può offrire. La critica alla classe politica poggia quindi su
presupposti storici ed è incentrata su una miopia progettuale nei confronti dei
capolavori artistici e della grandezza di personaggi “minori” della grande
Storia per i quali “Operazione Salvataggio” è prima di tutto un tributo.
Ulteriori critiche, riprendendo la citazioni storiche, sottolineano l’ambiguo
atteggiamento di una certa politica italiana che da un lato nel ’39 bombardava
la Spagna e dall’altra, attraverso operazioni guidate dalla Farnesina prova a
tutelare alcuni capolavori artistici.
Lo stile con cui Giannella si offre agli ascoltatori
e, attraverso il suo testo ai lettori, è piano, ritmato, armonico, fatto di
“piccole cose” che ad egli per primo schiusero, come egli stesso racconta, la
possibilità, da piccoli frammenti di legno, di conoscere l’opera di Rotondi,
quasi suo Virgilio in questo suo attraversamento del regno dell’arte, e da
questi muovere ad altre innumerevoli esperienze simili, che integrano e
arricchiscono la grande storia di fatti più piccoli in essa contenuti.
Si percepisce, tuttavia, nell’esposizione del
giornalista un forte, maturo e sano orgoglio patrio che fa apparire quasi anche
lui in missione, come i personaggi da lui raccontati, per la difesa di una
natura e di un’identità, impegnato e coinvolto nell’atto di narrare attraverso
la difesa dell’arte una difesa della “Patria”.
La serata scorre attraverso tributi passeggeri a
“The Monument Men”, film nelle sale in questo periodo che tratta di operazioni
americane compiute in Germania simili a quelle di Rotondi in Italia, con un
piccolo tributo ad uno dei personaggi della pellicola, Clark, che rifiuta di
bombardare San Sepolcro, dove si pensava fossero ancora nascosti dei tedeschi,
per non distruggere la “Resurrezione” di Piero della Francesca di cui aveva
letto nei diari di Huxley, salvando così, non solo delle opere d’arte ma anche
delle vite umane, per citare poi altri esempi, quali Monfalco in Umbria e
Aramengo in Piemonte, teatri di altre scelte simili.
In chiusura di serata alcuni suggerimenti per la
candidatura di Ravenna come capitale della cultura e accompagnata ancora una
volta da una rinnovata osservazione sul valore dell’arte, con particolare
riferimento alle operazioni, militari e partigiane, in Afghanistan, dove
milizie ufficiali e talebani han trovato nella tutela di alcuni capolavori
artistici (inviati in Svizzera), l’elemento su cui fondare la convivenza delle
generazioni discendenti da quelle attualmente in lotta ed il dono comune per i
figli di chiunque per un futuro comune di armonia e pace.
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