Queste le immagini della serata
di venerdì 11 novembre nel Salone Estense della Rocca di Lugo con il genetista
Guido Barbujani che, introdotto da Patrizia Randi, ha presentato il suo ultimo
libro “Gli africani siamo noi. Alle
origini dell’uomo” edito da Laterza.
Un incontro che è stato un
viaggio alla scoperta delle nostre radici biologiche alla luce delle ultime scoperte
archeologiche e genetiche, ma soprattutto un viaggio attraverso i luoghi comuni
del razzismo partendo dal fatto che al momento mai nessuno è riuscito a
dimostrare l’esistenza di razze biologiche.
Ci hanno provato in tanti, ma
ognuno è arrivato a conclusioni diverse: le proposte vanno da due a duecento
razze, cosicché ogni catalogo razziale, dal primo, di Linneo, fino a quelli del
Novecento, passando per l’opera di grandi naturalisti come Cuvier e Huxley,
contraddice tutti gli altri. Gli studi recenti sul genoma umano ci hanno
spiegato perché: siamo tutti diversi (e basta guardarsi intorno per capirlo),
ma nel nostro DNA non ci sono le differenze nette che permettono, in altre
specie, di classificare gli individui in gruppi distinti, cioè appunto razze o
sottospecie.
I nostri gruppi sanguigni, il
colore della pelle, e anche la tendenza ad ammalarci, a rispondere al
trattamento con i farmaci o a digerire il latte, dipendono da varianti geniche
cosmopolite, cioè presenti, a frequenze diverse, in tutti i continenti. Le differenze
fra noi sono sfumature all’interno di una variabilità continua nello spazio
geografico.
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