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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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martedì 2 marzo 2010

La serata con BENEDETTA TOBAGI

Quasi cento persone hanno assistito ieri sera alla presentazione del libro di Benedetta Tobagi “Come mi batte forte il tuo cuore” edito da Einaudi nel 2009. Primo di due appuntamenti ravvicinati che Caffè Letterario con la collaborazione dell’Istituto storico della Resistenza di Ravenna dedica agli anni bui del terrorismo sul finire degli anni ’70 (il prossimo sarà sabato 6 marzo con Umberto Ambrosoli) l’incontro con Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter Tobagi assassinato dalla Brigata XXVIII marzo nel 1980, è cominciato con una introduzione dello storico Alessandro Luparini e di Cinzia Venturoli (direttrice del CEDOST, Centro di documentazione storico-politica sullo stragismo di Bologna). E proprio parlando di storia Benedetta Tobagi ha cominciato il suo intervento a Caffè Letterario: “La Storia ha perso quello slancio e quel coraggio che ne fa una disciplina profondamente civile, intimamente legata alla vita degli uomini. Il problema è che adesso assistiamo al trionfo della memorialistica che in realtà è soltanto la propria versione dei fatti vista dall’autore. Una narrazione storica dovrebbe invece analizzare il proprio vissuto in maniera critica, avendo il coraggio di prendere in mano il proprio passato e di fare come un corpo a corpo con la storia del nostro passato recente.” Proprio questo ha cercato di fare Benedetta Tobagi col suo libro; un libro che intreccia pubblico e privato, scritto con il rigore dello storico ma anche con la tenerezza di una figlia che parla con suo padre. A cominciare dalla attenta ricostruzione di quegli anni ’70, passati alla storia come gli “anni di piombo” ma che la Tobagi citando Giorgio Gaber preferisce chiamare gli “anni affollati”. Anni sicuramente pieni di lutti e violenza ma anche anni pieni di riforme che hanno toccato tutti i campi della vita sociale, dalla legge sul divorzio e sull’aborto, allo statuto dei lavoratori solo per citarne alcune.
Walter Tobagi fu uno dei testimoni più lucidi di quel periodo che descrisse allora attraverso i suoi articoli sui più importanti quotidiani nazionali e a cui ora si sono aggiunti, grazie al libro della figlia, le sue lettere e gli appunti ritrovati nel suo archivio privato. Ma la serata con Benedetta Tobagi non è stata solo una bella lezione di storia sul recente passato della nostra Repubblica. Particolarmente intenso nel suo libro è il tentativo di riuscire a instaurare, con un padre praticamente mai conosciuto, – Benedetta aveva solo tre anni quando Walter Tobagi fu ucciso – un rapporto reale attraverso appunto i suoi scritti e le testimonianze degli amici e delle persone che lo avevano conosciuto da vicino, senza farsi fuorviare dalla facile retorica del martire o del “giornalista buono” come fu definito dal “Corriere della Sera” all’indomani del suo assassinio.

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