Lo scrittore e neurochirurgo ARNALDO BENINI è stato ospite di Caffè Letterario il 15 marzo scorso per la presentazione del suo libro "Che cosa sono io. Il cervello alla ricerca di se stesso" edito da Garzanti.
La sera del 15 marzo, in una bella sala di un albergo di Lugo, un centinaio di persone si è raccolto attorno a due oratori (un filosofo, ospite, ed un medico, invitato a parlare di un suo libro) per sentir parlare e poi per discutere del cervello umano. È difficile immaginare una discussione più animata, in cui non solo gli argomenti e le riflessioni, ma anche gli stati d’animo erano esposti con passione. La discussione fu interrotta dopo la mezzanotte, perché la sala doveva esser chiusa. Nessuno, o pochi, dei presenti, davano segni di stan-chezza, parecchi di disappunto per non aver avuto il tempo di esprimersi. Lo scopo dell’autore del libro (A. Benini, Che cosa sono io Il cervello alla ricerca di sé stesso, Garzanti, Milano 2009) era stato raggiunto: comunicare che l’umanità si trova in una delle controversie più animate e ricche di conseguenze nella storia della cultura, analoga a quella sulle scoperte di Copernico e Galileo e all’evoluzionismo di Darwin. A partire da metà dell’Ottocento, corroborate dalla visione evoluzionistica della natura vivente, le scienze del sistema nervoso (le neuroscienze cognitive) hanno preso a studiare con metodologia rigorosamente naturalistica il cervello come organo della mente e della coscienza. Tutte le caratteristiche che fanno dell’uomo un essere unico della natura vivente, che le religioni avevano attribuito all’Anima e la filosofia allo Spirito, vogliono esser spiegate dalle neuroscienze col funzionamento della materia del cervello e con niente altro. Le neuroscienze hanno completamente materializzato l’Io. Ci vuole molta disciplina mentale per accettare un simile ap-proccio a ciò che fa di ciascun essere umano un evento unico (cioè la sua mente), senza provare difficoltà, disagio ed anche sconforto. Io sono solo un chilo e mezzo di sostanza gelatinosa che mi porto nel cranio? È possibile? Se ciò fosse vero, se io fossi solo ciò che il mio cervello, macchina elettrochimica che funziona senza pause, produce, quale senso avrebbe la vita? Un ascoltatore, giovane e aitante, non ha avuto difficoltà a confessare che questa “prospettiva” l’aveva “rovinato”. Perché? Se l’uomo fosse veramente fatto così, e se ha vissuto fino ad ora, perché disperarsi? Poi la domanda che gli premeva: è possibile che una macchina produca la Divina Commedia? Vogliamo scherzare? No, non si scherza, ma si cerca di capire: se tutto è opera del cervello, anche le opere d’arte e i criteri per giudicarle sono opera sua. Noi troviamo immensamente poetica la Divina Commedia perché il cervello ha creato non solo quell’opera, ma anche il sentimento per sentirla ed i criteri critici per valutarla. Il divino poema lascerebbe indifferente un marziano, provvisto di un cervello verosimilmente diverso dal nostro.
Impossibile dar conto qui del senso del libro e della discussione. Un rilievo non può esser ignorato: L’approccio naturalistico delle neuroscienze alla spiritualità umana non conferma né smentisce l’esistenza di Dio (solo la visione di Dio di alcune religioni). La natura, anche quella umana, si studia con la metodologia naturalistica della scienza, la religione si affronta con altri criteri. Neuroscienziati di valore sono credenti sinceri.
di Arnaldo Benini
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