Il video-riassunto in 10 minuti dell'incontro con Paolo Lagazzi è disponibile su youtube all'indirizzo: www.youtube.com/watch?v=6d9lFRzaWq0
Davvero una bella serata passata a parlare di libri con il critico letterario Paolo Lagazzi quella di venerdì 4 giugno. “Forme della leggerezza” questo il titolo del libro edito da Archinto Editore che lo scrittore parmense ha presentato al pubblico di Caffè Letterario con l’assistenza del collega ed amico Gian Ruggero Manzoni che ha curato l’introduzione alla serata. Un volume nato dalla raccolta di scritti e articoli che Lagazzi è andato componendo negli ultimi quindici anni e caratterizzati tutti dal minimo comune denominatore della “leggerezza”. Nato anche dall’insoddisfazione, ha precisato Lagazzi, dell’idea di leggerezza che diedero due grandi scrittori come Italo Calvino nelle “Sei lezioni americane” e da Milan Kundera nel celeberrimo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Dove In Calvino c’è la dimensione della leggerezza come dimensione antropologica, come strumento umano per opporsi alla pesantezza del vivere, ma manca in lui la dimensione dell’anima e dove addirittura in Kundera si sostiene che leggerezza è sinonimo di fragilità data dalla irrepetibilità di ogni istante, dal continuo mutamento eracliteo che ci condanna a una pesantezza che è il fondamento ineliminabile della condizione umana. Tanti gli scrittori invece citati da Lagazzi che sono stati accomunati dalla dote della leggerezza intesa come freschezza, come gusto della magia, palpito dell’azzardo e e respiro dell’anima. Da Joseph Conrad e Anton Cechov a Romain Gary e Scerbanenco per quanto riguarda la narrativa. Nella poesia non poteva mancare lo Haiku giapponese, il Leopradi dell”’Infinito” e delle vaghe illusioni, ma sono anche ricordate poetesse non conosciute al grande pubblico come Fernanda Romagnoli e Rosalia Zambelli. Per quanto riguarda poi la critica letteraria, in cui come campione di leggerezza non poteva mancare Pietro Citati, Lagazzi ha detto: «Troppe volte la critica letteraria appesantisce i testi di cui parla, li irrigidisce, li chiude in categorie ideologiche. Diceva Susan Sontag che noi non abbiamo bisogno di un’ermeneutica dei testi, ma di una erotica dei testi. I grandi critici, quelli che mi hanno insegnato qualcosa, non sono quelli che dissezionano il testo, ma sono quelli che stanno al gioco del testo.» Questo bel libro, scritto con la consueta grazia e leggerezza da Paolo Lagazzi, può anche essere considerato come un vera e propria miniera di buoni consigli di lettura (e di rilettura) per l’estate in arrivo e per chiudere con le stesse parole dell’autore… «Se io fossi un imbonitore da baraccone direi : Entrate, entrate in questo libro e compratelo ; vedrete la leggerezza come mito, come favola, come gioco di specchi, come avventura e inganno, come rischio e sortilegio, come fremito erotico, come arsione tragica e catartica, come splendore di stelle, come mormorio d’acque, e danza vinosa.»
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