Un’altra bellissima serata quella di ieri sera, con la scrittrice vicentina Mariapia Veladiano e il suo romanzo “La vita accanto” edito da Einaudi e vincitore del premio Calvino nel 2010. L’incontro, introdotto dalla curatrice di Caffè Letterario Patrizia Randi, ha visto come protagonista Rebecca, la bambina nata “irreparabilmente brutta”, che è il personaggio centrale del romanzo della Veladiano. «Una bambina brutta è grata a tutti per il bene che le vogliono, sta al suo posto, ringrazia per i regali che sono proprio quelli giusti per lei, è sempre felice di una proposta che le viene rivolta, non chiede attenzioni o coccole, si tiene in buona salute, almeno non dà preoccupazioni dal momento che non può dare soddisfazioni.
Una bambina brutta vede, osserva, indaga, ascolta, percepisce, intuisce; in ogni inflessione di voce, espressione del viso, gesto sfuggito al controllo, in ogni silenzio breve o lungo, cerca un indizio che la riguardi, nel bene e nel male. Teme di ascoltare qualcosa che confermi quello che sa già, e cioè che la sua esistenza è una vera disgrazia. Spera di sentire una parola che la assolva, fosse pure di pietà. Una bambina brutta è figlia del caso, della fatalità, del destino, di uno scherzo della natura. Di certo non è figlia di Dio».
Ma come ha spiegato la Veladiano, è vero che il libro racconta la storia, dall’infanzia alla maturità, di una donna che paga pesantemente e in tutti i modi possibili la sua bruttezza, ma è soprattutto la storia di una bambina non amata. E l’esperienza del non essere amati, è una esperienza che tutti più o meno abbiamo provato, almeno una volta, nella vita. Il romanzo racconta di quel tipo di dolore che subisce la vita di una persona, quando questa persona non viene vista. In realtà Rebecca viene descritta decisamente brutta, ma andando avanti nella storia ci si dimentica quasi di questa sua bruttezza e comunque la sgradevolezza che suscita nelle persone, non giustifica tutto quel che gli accade; il “veramente brutto” è il mondo che gli gira intorno, quello che gli restituisce un’immagine di sé che gli rende impossibile la vita.
A Rebecca accade tutto questo per la sua sgradevolezza esteriore, ma oggi, in una società che ci propone un’immagine ideale talmente fuori dal possibile, il sentirsi brutti o non adeguati è una percezione comune a tutti e che specialmente i giovani e gli adolescenti possono interiorizzare in maniera realmente drammatica. Certo, un canone della bellezza a cui confrontarsi è sempre esistito nel corso dei secoli, cambiandosi o ribaltandosi nel tempo seguendo mode e stilemi, ma mai, come adesso, grazie a un bombardamento mediatico senza precedenti nella storia , ha avuto questa forza di penetrazione. Tante altre poi le questioni affrontate nel romanzo, come il talento salvifico di Rebecca per la musica, l’inserimento difficile nella scuola facilitato da una maestra capace di capirla o delle relazioni con il resto del mondo che nonostante il tentativo di isolamento messo in atto fin dalla sua nascita dalla famiglia riesce in qualche modo ad instaurare; primo fra tutti il rapporto fraterno con Lucilla, l’amica del cuore. Insomma, piacevolissima serata e libro altamente consigliato.
Nessun commento:
Posta un commento