Ecco le immagini della maratona letteraria di sabato 23 giugno dedicata a Lucrezio e al suo poema "De Rerum Natura" che si è svolta nella bellissima sede dell'Associazione Culturale "Entelechia" a Lugo. Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno declamato gli immortali versi di Lucrezio. (in ordine di lettura...)
CLAUDIO NOSTRI
CARLO PASI
GABRIELE BERSANETTI
LUIGI SEBASTIANI
CARLO ALBERTO
CARLO VISTOLI
FULVIO FERRETTI
ROSEMARY RANDI
PAOLO DELLA CASA
PATRIZIA RANDI
LUCIANA MASIRONI
GIOVANNI BARBERINI
MIMMO DELLA CORTE
ANDREA TAMPIERI
LUISA CRISTOFERI
BRUNO CIMATTI
IVANO NANNI
MARISA GALANTI
MASSIMO BERDONDINI
GIANLUIGI CARAVITA
"La luce di Lucrezio" di Ivano Nanni
Le notizie
che si hanno sulla vita di Lucrezio sono poche e imprecisate, forse perchè
aveva seguito alla lettera gli insegnamenti di Epicuro che professava il vivere
nascosto e quieto, lontano dalle passioni. Si sa che nacque forse in Campania
nel 99, e morì nel 55a.c.
Le brevi note biografiche che lo riguardano sono
state scritte per lo più da suoi detrattori cristiani. S.Gerolamo, scrisse che
morì pazzo per aver bevuto un filtro d'amore insinuando l'idea che
credesse agli oroscopi e alle
fattucchiere ma si ha il sospetto che il santo avesse qualche pregiudizio
conoscendo la materia del poema. Dunque il poema fu osteggiato dai religiosi
che non ne sopportavano l'iconoclastia e fu criticato anche da Cicerone che non
ne condivideva le posizioni, anche se lo fece pubblicare per amore della
poesia.
La forma solenne del poema aveva colpito Cicerone al quale però le tesi di Lucrezio parevano troppo
radicali, infatti, secondo Cicerone la sua didattica era pericolosa, e il
disprezzo per la religione e l'iconoclastia che ne derivava, per un effetto di
trascinamento avrebbe investito anche le istituzioni civili che sarebbero state
erose da una forma di cinismo sprezzante
e distruttivo. Dunque sul poema fin dall'esordio soffia il vento di una critica
esasperata come se si trattasse di una sconvolgente opera demoniaca dalla quale
difendersi con un esorcismo.
Purtroppo
nemmeno all'interno del poema si ravvisano delle notizie circa la sua vita.
Lucrezio sembra eclissarsi e dimenticare se stesso in piena sintonia con la
filosofia epicurea. Ad emergere come protagonista assoluta è la parola, solida
e compatta come gli atomi che descrive, come la materia della vita, come i
tanti oggetti ed eventi fisici che enumera e illumina unicamente con la forza
della ragione umana.
Lucrezio non
poteva piacere a Dante, che mette tutti i seguaci dell'eresia epicurea a
giacere in tombe infuocate.
“ Suo
cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci
che l'anima col corpo morta fanno “
(Inferno,
canto X, v.13-15 )
Tutto il
medioevo dimentica Lucrezio, e già in epoca latina il solo che lo cita in
maniera entusiasta è Ovidio e più tardi Stazio. La sua fortuna riprende molto
più tardi in pieno umanesimo, Giordano
Bruno lo cita e con lui Epicuro sul quale aveva ragionato circa la sua ipotesi
eliocentrica.
In periodo barocco si traduce Lucrezio, ma è il secolo dei Lumi
che ne sancisce il successo. Lucrezio, filosofo e poeta della ragione, non poteva che essere la bibbia laica dei
grandi filosofi delle arti e del ragionamento umano le cui radici vanno
ricercate non nel vuoto cielo ma nel mondo vero delle forze meccaniche e
fisiche le uniche che possono essere comprese con la ragione. Anche Foscolo ne
tradusse alcuni passi così come Leopardi la cui filosofia ne esalta alcuni concetti,
ma non si può dire che il romanticismo abbia amato Lucrezio, il quale oltre a
ridicolizzare tutto il soprannaturale demolì le basi stesse dell'amore e del
sogno.
Secondo Lucrezio, il primo non era altro che desiderio di possesso
abilmente mascherato, e il secondo un inganno patetico condiviso peraltro con
altri animali. Inoltre non credeva nella partecipazione alla vita pubblica,
contrariamente alla posizione ciceroniana,e pensava che Roma con il suo imperialismo, con
l'arrivismo dei suoi funzionari, con lo spreco e la dissolutezza della sua vita
cittadina fosse già in piena decadenza.
Il de rerum
natura è un poema didascalico che mette in scena la ricerca della verità con le
sole armi della ragione e rifiuta ogni scappatoia nel sovrannaturale, non
ripiega nel metafisico, non si barrica dietro le facili spiegazioni circa la
natura delle cose esaltando un confuso principio di irrazionalità, Lucrezio non
crede negli dei come agenti del vivere umano, al contrario ritiene la religione una fondamentale forma di
ottundimento dalla quale ci si può liberare dispiegando la forza del
ragionamento e dell'indagine scientifica senza pregiudizi.
di Ivano Nanni
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