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giovedì 28 giugno 2012

I lettori del "De Reum Natura" di Lucrezio

Ecco le immagini della maratona letteraria di sabato 23 giugno dedicata a Lucrezio e al suo poema "De Rerum Natura" che si è svolta nella bellissima sede dell'Associazione Culturale "Entelechia" a Lugo. Un grazie sentito a tutti i lettori che hanno declamato gli immortali versi di Lucrezio. (in ordine di lettura...)
CLAUDIO NOSTRI
CARLO PASI
GABRIELE BERSANETTI
LUIGI SEBASTIANI
CARLO ALBERTO
CARLO VISTOLI
FULVIO FERRETTI
ROSEMARY RANDI
PAOLO DELLA CASA
PATRIZIA RANDI
LUCIANA MASIRONI
GIOVANNI BARBERINI
MIMMO DELLA CORTE
ANDREA TAMPIERI
LUISA CRISTOFERI
BRUNO CIMATTI
IVANO NANNI
MARISA GALANTI
MASSIMO BERDONDINI
GIANLUIGI CARAVITA


"La luce di Lucrezio" di Ivano Nanni
Le notizie che si hanno sulla vita di Lucrezio sono poche e imprecisate, forse perchè aveva seguito alla lettera gli insegnamenti di Epicuro che professava il vivere nascosto e quieto, lontano dalle passioni. Si sa che nacque forse in Campania nel 99, e morì nel 55a.c.
Le brevi note biografiche che lo riguardano sono state scritte per lo più da suoi detrattori cristiani. S.Gerolamo, scrisse che morì pazzo per aver bevuto un filtro d'amore insinuando l'idea che credesse  agli oroscopi e alle fattucchiere ma si ha il sospetto che il santo avesse qualche pregiudizio conoscendo la materia del poema. Dunque il poema fu osteggiato dai religiosi che non ne sopportavano l'iconoclastia e fu criticato anche da Cicerone che non ne condivideva le posizioni, anche se lo fece pubblicare per amore della poesia.
La forma solenne del poema aveva colpito Cicerone al quale  però le tesi di Lucrezio parevano troppo radicali, infatti, secondo Cicerone la sua didattica era pericolosa, e il disprezzo per la religione e l'iconoclastia che ne derivava, per un effetto di trascinamento avrebbe investito anche le istituzioni civili che sarebbero state erose da una forma  di cinismo sprezzante e distruttivo. Dunque sul poema fin dall'esordio soffia il vento di una critica esasperata come se si trattasse di una sconvolgente opera demoniaca dalla quale difendersi con un esorcismo.
Purtroppo nemmeno all'interno del poema si ravvisano delle notizie circa la sua vita. Lucrezio sembra eclissarsi e dimenticare se stesso in piena sintonia con la filosofia epicurea. Ad emergere come protagonista assoluta è la parola, solida e compatta come gli atomi che descrive, come la materia della vita, come i tanti oggetti ed eventi fisici che enumera e illumina unicamente con la forza della ragione umana.
Lucrezio non poteva piacere a Dante, che mette tutti i seguaci dell'eresia epicurea a giacere in tombe infuocate.
“ Suo cimitero da questa parte hanno
  con Epicuro tutti suoi seguaci
  che l'anima col corpo morta fanno “
(Inferno, canto X, v.13-15 )
Tutto il medioevo dimentica Lucrezio, e già in epoca latina il solo che lo cita in maniera entusiasta è Ovidio e più tardi Stazio. La sua fortuna riprende molto più tardi in pieno umanesimo,  Giordano Bruno lo cita e con lui Epicuro sul quale aveva ragionato circa la sua ipotesi eliocentrica.
In periodo barocco si traduce Lucrezio, ma è il secolo dei Lumi che ne sancisce il successo. Lucrezio, filosofo e poeta della ragione,  non poteva che essere la bibbia laica dei grandi filosofi delle arti e del ragionamento umano le cui radici vanno ricercate non nel vuoto cielo ma nel mondo vero delle forze meccaniche e fisiche le uniche che possono essere comprese con la ragione. Anche Foscolo ne tradusse alcuni passi così come Leopardi la cui filosofia ne esalta alcuni concetti, ma non si può dire che il romanticismo abbia amato Lucrezio, il quale oltre a ridicolizzare tutto il soprannaturale demolì le basi stesse dell'amore e del sogno.
Secondo Lucrezio, il primo non era altro che desiderio di possesso abilmente mascherato, e il secondo un inganno patetico condiviso peraltro con altri animali. Inoltre non credeva nella partecipazione alla vita pubblica, contrariamente alla posizione ciceroniana,e pensava  che Roma con il suo imperialismo, con l'arrivismo dei suoi funzionari, con lo spreco e la dissolutezza della sua vita cittadina fosse già in piena decadenza.
Il de rerum natura è un poema didascalico che mette in scena la ricerca della verità con le sole armi della ragione e rifiuta ogni scappatoia nel sovrannaturale, non ripiega nel metafisico, non si barrica dietro le facili spiegazioni circa la natura delle cose esaltando un confuso principio di irrazionalità, Lucrezio non crede negli dei come agenti del vivere umano, al contrario ritiene  la religione una fondamentale forma di ottundimento dalla quale ci si può liberare dispiegando la forza del ragionamento e dell'indagine scientifica senza pregiudizi.
di Ivano Nanni











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