Sull'incontro
di lunedì 15 aprile con lo scrittore romano Giuseppe Furno che ha presentato il
suo romanzo “Vetro” edito da Longanesi.
Giuseppe Furno prima ancora di scrivere per
la televisione scrive simpatiche guide per camminatori e per viaggiatori di
treni a bassa velocità come si legge nelle essenziali righe che condensano la
sua vita di scrittore. Dunque predilige e consiglia un andare con lentezza e riflessione come si va sulle
acque lagunari di Venezia, protagonista del suo romanzo, Vetro, edito da Longanesi. In questi esercizi letterari sul camminare
lento del pellegrino e del viaggiare su un trenino che ferma a stazioncine che
sembrano quinte teatrali tanto appaiono
fuori dal mondo, forse stanno i prodromi del suo romanzo storico che ha come
centro narrativo la città lagunare unica al mondo.
Il vetro è l'emblema della fragilità della
leggerezza della trasparenza, come leggera e fragile è Venezia corrosa nel suo
nucleo di pali dal lento lavoro delle acque e che, tuttavia, rimane
gagliardamente piantata sui suoi isolotti non dimostrando i secoli che vanta
con orgoglio. Venezia è il frutto di un
sacrificio e forse trae da questo ogni grammo di linfa che la tiene a galla. È
conficcata su milioni di pali che i secoli hanno solidificati nella melma
rendendola dura come roccia. Per la sua edificazione e grandezza la natura è
stata piegata, i boschi dei colli Euganei e della Carnia abbattuti dalle scuri
dei veneti che hanno mischiato il legno alla terra e la terra all'acqua e,
l'acqua all'aria creando un' epifania urbana straodinaria frutto dell'incrocio
magico dei quattro elementi che compongono il mondo. Pertanto Venezia è una
città-mondo, una città filosofica e magica, una città di sapienti e di libri, e
una eccezionale potenza marinara: una libera comunità federata dai ponti. Nel
libro ci sono due date fatidiche, come viene ricordato, che segnano il destino
della città attorno alle quali si svolge il romanzo, e sono l'anno
dell'esplosione dell'Arsenale, 1569, che martirizza la città lasciandole una
ferita ancora oggi visibile e conclude un fiorentissimo livello industriale
della città, e la seconda è il 1571,una data ancora più rilevante per i destini
dell'Europa, anno della battaglia di
Lepanto. La vittoria delle armate cristiane contro gli ottomani segnano sì la
vittoria di Venezia ma ancora di più il trionfo della Chiesa che con Pio V
aveva compiuto il capolavoro di sostenere Venezia minacciata dalla mezzelune
turche a Cipro, legando la Repubblica dei dogi alla Spagna cattolica e
giungendo di fatto a uno scambio egemonico con la città-mondo.
Dunque si riduce
drasticamente il respiro culturale di Venezia e sulla laguna il severo giudizio
dell'Inquisizione fa la sua apparizione. Si alzano alti i roghi dei libri e si
moltiplicano le persecuzioni degli eretici, spariscono migliaia di volumi,
molti salvati dai prelati, e l'egemonia culturale veneziana fatta da decine di
editori viene di fatto azzerata.
L'autore con questo romanzo ci restituisce un
complesso gioco speculare nel quale brillano personaggi veri
e inventati un'immagine di Venezia in
controluce, riflessiva e potente dove una corte di personaggi intreccia i suoi destini
con quelli della città e racconta lo stupore di una comunità che perde forse
per orgoglio la libertà di essere tolleranti.
di Ivano Nanni
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