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Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro

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domenica 29 novembre 2015

Venerdì 30 novembre - "La valisa" di GINO NOSTRI al Caffè Letterario di Lugo

Lunedì 30 novembre, alle ore 21.00, nella Sala Conferenze dell’Hotel Ala d’Oro di Lugo ancora una serata dedicata alla Romagna e al suo dialetto con il volume “La valisa”, raccolta poetica inedita di Gino Nostri di cui quest’anno ricorrono i dieci anni della scomparsa.  A condurre e a leggere le poesie del poeta/albergatore bagnacavallese (ma trapiantato a Lugo fin dal 1952 quando aprì l’Hotel Ala d’Oro) saranno il figlio di Gino, Claudio Nostri e l’attore Gianni Parmiani. Come sempre la serata si concluderà con il consueto brindisi offerto dal Gruppo Cevico. Il ricavato del libro, edito dalle Edizioni del Bradipo, sarà devoluto alla nostra Associazione Culturale “Caffè Letterario di Lugo” che in questi 10 anni di vita ha prodotto più di 500 incontri culturali gratuiti e aperti a tutti.
A 10 anni dalla scomparsa di Gino Nostri e a ormai 17 dalla pubblicazione della sua raccolta di poesie in dialetto  Ai putì dé fugh sono pubblicate in un nuovo volume le rime che Gino scrisse negli ultimi anni della sua vita. Le poesie pubblicate in questo libro sono tutte inedite. Alcune di queste sono state scritte prima del ’98, anno di pubblicazione di Ai putì de fugh, e per volontà dell’autore, non furono inserite nel libro per il loro tono decisamente anticlericale e per l’abbondante uso di termini tratti dal  vocabolario del miglior turpiloquio popolare romagnolo. Va ricordato che l’intero incasso della vendita del libro, fu interamente devoluto al “Comitato di Solidarietà Lugo – Sao Bernardo” diretto dalla Diocesi di Imola e Gino forse per un eccesso di sensibilità verso i beneficiari decise di non pubblicare le sue quartine più dissacranti e meno castigate.
Ora, queste, vengono date alle stampe assieme a quelle scritte fra il 1998 e il 2005, fino ad arrivare all’ultima, La valisa, scritta pochi giorni prima della morte e scelta come titolo di questa nuova  raccolta. Le poesie non sono ordinate cronologicamente per data di composizione  ma piuttosto seguono un sottile ordine tematico che parte da una sorta di dichiarazione poetica iniziale per passare ai ricordi rurali della giovinezza, al dopoguerra, a considerazioni sul mondo di oggi, per finire con una riflessione amara e cinica sulla vecchiaia; un vero e proprio, ironico, de senectute in romagnolo.

Credo che se qualcuno avesse parlato di poetica con Gino lui non l’avrebbe preso sul serio. Penso che avrebbe scritto una zirudela che avrebbe preso in giro se stesso come poeta, la poetica e le pretese di certi che volevano vedere quello che non c’era. “Ma quale poeta, io poeta? Poeta me, ma per favore. Sono ben altri i poeti - questo avrebbe detto - cosa c’entro io con i poeti. Le mie poesie diciamo così, sono scherzi di strada o di bottega, delle cose sentite, riferite, dei fatterelli detti in rima per stare insieme agli amici nelle sere d’estate, facendo trebbo in una casa di campagna e passare qualche ora lieta a ricordare e a cantare”.
Allora poeta o no che fosse, che poeta è una parola difficile e che l’arte poetica non si inventa dal nulla, è in parte lavoro e in parte grazia divina, Gino sapeva mettere in versi le cose della vita e quel tanto di grazia per scrivere nella sua lingua madre l’aveva ricevuta. Trovare rime non è facile, non è cosa da tutti, e “il poeta piccolo”, le trovava le rime ed è stata una fortuna. C’è chi le cerca per tutta la vita e non le trova mai. (dalla prefazione di Ivano Nanni)

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