Una altro prestigioso appuntamento per il Caffè Letterario di Lugo, Venerdì 15 gennaio alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro con lo scrittore triestino Boris Pahor. Per la prima volta infatti la nostra rassegna culturale ha l’onore di ospitare un autore che è stato candidato a ricevere il premio Nobel per la letteratura. Scrittore triestino di origine slovena, classe 1913, Pahor è stato non solo protagonista, ma anche vero e proprio attore dei principali eventi del XX secolo. In Italia il grande pubblico ha imparato a conoscerlo da poco grazie a “Necropoli”, libro memoria in cui racconta la sua esperienza nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, considerata una delle opere più impressionanti sui lager nazisti. A Caffè Letterario Boris Pahor presenterà il suo ultimo libro “Tre volte no”, edito da Rizzoli nel 2009. A introdurre la serata saranno Gianluigi Melandri responsabile della didattica dell’Istituto storico della Resistenza della provincia di Ravenna e il curatore di Caffè Letterario Marco Sangiorgi. A conclusione della serata consueta degustazione di vini offerta a tutti i partecipanti. In “Tre volte no”, attraverso il racconto delle sue esperienze personali, Pahor ripercorre gli snodi della sua vita a cominciare dai suoi ricordi d’infanzia, quando ancora bambino a Trieste fu proibito parlare sloveno. L'italianizzazione forzata, imposta dal fascismo alla città multiculturale in cui era nato e cresciuto, lo segnò per sempre. Studente più volte bocciato, seminarista per ripiego, soldato dell'esercito italiano, antifascista militante, deportato politico, insegnante e infine scrittore acclamato, Pahor riattraversa la sua esistenza scandita dai tre no che oppose con uguale fermezza al fascismo, al nazismo e al comunismo.
Lo scrittore sloveno Boris Pahor nasce a Trieste il giorno 28 agosto 1913. Finite la scuole medie frequenta il seminario di Capodistria che per non termina. Con l'avvento dell'occupazione tedesca della Venezia Giulia, si unisce alle unità partigiane slovene che operavano nella zona. Catturato dai nazisti Pahor viene internato in vari campi di concentramento prima in Francia e poi in Germania (Natzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen). Terminato il conflitto mondiale torna nella città natale, aderendo a numerose imprese culturali dell'associazionismo cattolico e non-comunista sloveno. Negli anni '50 diventa il redattore principale della rivista "Zaliv" (Golfo) che si occupa di temi letterari, ma anche di questioni di attualità. In questi anni Boris Pahor mantiene un contatto costante e stretto con Edvard Kocbek, poeta sloveno dissidente suo caro amico. Insieme allo scrittore Alojz Rebula, nel 1975 pubblicherà il libro "Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca" (Edvard Kocbek: pričevalec našega časa): il testo provoca aspre reazioni da parte del governo jugoslavo. Le opere di Pahor vengono proibite nella Repubblica Socialista di Slovenia e all'autore viene proibito l'ingresso in Jugoslavia. Grazie alla sua postura morale ed estetica, Pahor diventa uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni, a cominciare da Drago Jančar, uno dei più noti scrittori sloveni contemporanei, le cui opere sono state tradotte in tutto il mondo in una ventina di lingue. L'opera più nota di Pahor si intitola "Necropoli" (1997), romanzo autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof. Tra i premi e i riconoscimenti ricevuti ricordiamo il Premio Prešeren nel 1992, il San Giusto d'Oro nel 2003 e la prestigiosa onorificenza francese della Legion d'onore nel 2007. Boris Pahor vive e lavora a Trieste.
«Siamo fortunati perché finalmente a Trieste ci chiamano sloveni. Fino a qualche anno fa non si parlava di sloveni, ma di slavi. Ancora oggi qualcuno dice: "voi slavi". L'espressione veniva poi modificata in "schiavo" e quindi "s'ciavo", che è entrato nell'uso corrente del dialetto.»
Boris Pahor
Sala conferenze - Hotel Ala d'Oro
Via Matteotti, 56 - 48022 Lugo di Romagna - (Ravenna) - Italia
Per Informazioni : 0545 22388 - claudio@aladoro.it
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Interesserebbe avere qualche maggior dettaglio biografico riferito al periodo 1922(avvento del fascismo) - 1943 (8 settembre).Pahor è del 1913: nel '20 a 7 anni assiste e disquisisce sul famigerato incendio del Balkan (1920),sulle cui cause e responsabilità ancor oggi si discute invocandone una corretta contestualizzazione.Frequenta la scuola del seminario di Capodistria peraltro senza conseguire il diploma.Su cosa succede fino al 1940 non si hanno precise notizie, comunque non sembrerebbe sottoposto a dure persecuzioni se non alla sofferenza di non poter esprimersi nella sua lingua madre. Nel '40, come militare del regio esercito, viene mandato in Libia. Lì trova il modo di riprendere gli studi e conseguire la licenza liceale presso il liceo italiano di Bengasi.Nel '41 ritorna a Trieste e si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia presso l'università di Padova (si sa che il corso dura 4 anni).Ma nel'43 è di nuovo a Trieste per unirsi ai partigiani sloveni. Arrestato dai tedeschi nel '44,viene spedito nei peggiori lager nazisti dai quali infine esce e rientra a Trieste. Uno straordinario testimone di fiera resistenza e di salute di ferro al quale auguro un altro, buon compleanno. P.S. Quanto sopra è stato attinto da una breve biografia pubblicata dall'Università di Padova in occasione di un riconoscimento conferito a Boris Pahor.
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