Lunedì 13 giugno, alle ore 21.00 nella Sala Conferenze dell’Hotel
Ala d’Oro la storica e critica d’arte Rachele Ferrario presenterà il suo ultimo lavoro
"Margherita Sarfatti. La regina dell'arte nell'Italia fascista" edito da Mondadori nel 2015. L’incontro, che si concluderà come d’abitudine
con il consueto brindisi finale offerto
a tutti i partecipanti dal Gruppo Cevico sarà introdotto da Daniele Serafini .
Strano destino quello di Margherita Sarfatti, giornalista,
scrittrice e primo critico d'arte donna in Europa. Ha fondato il gruppo del
Novecento, ha progettato e allestito mostre in patria e all'estero, ha
frequentato gli intellettuali all'avanguardia del suo tempo, per oltre
vent'anni ha influenzato in modo profondo la cultura e l'arte italiane. Eppure,
per una sorta di damnatio memoriae, la maggior parte del pubblico la conosce
solo come «l'amante del duce». La sua figura è rimasta a lungo «appiattita» su
quella di Mussolini. In realtà rivestì un ruolo da protagonista, soprattutto in
campo artistico, ma anche in politica e nel forgiare l'ideologia del fascismo.
Colta, elegante, raffinata, Margherita nasce a Venezia nel 1880 da una ricca
famiglia ebrea, i Grassini. Fin da giovane frequenta Antonio Fogazzaro e
Guglielmo Marconi, conosce la regina Elena e il patriarca Sarto, futuro papa
Pio X. Intelligente, inquieta e curiosa, è decisa a occupare un posto in prima
fila nella vita, in un tempo in cui le donne potevano dedicarsi tutt'al più
alla filantropia. Il suo salotto di Milano, un vero laboratorio del pensiero
artistico del tempo, è frequentato da futuristi come Marinetti e Carrà, Russolo
e Boccioni – con cui intreccia una storia d'amore –, i pittori di Novecento
(Sironi, Funi, Bucci), letterati e poeti come d'Annunzio e Ada Negri, e da un
giovanotto trasandato ma ambizioso di nome Benito Mussolini. Tra i due scoppia
presto la passione, ma nasce anche un proficuo sodalizio in cui ognuno si serve
dell'altro. Il duce usa la lucida intelligenza, la spregiudicatezza e le
entrature internazionali nel mondo dell'arte di Margherita; lei, anche grazie
al suo rapporto con l'uomo più potente d'Italia, riesce a imporsi sulla scena
culturale e a compiere il suo progetto: un'avanguardia artistica in linea con
la tradizione classica italiana. Costretta a espatriare nell'imminenza delle leggi
razziali, rientra in patria solo dopo la caduta del fascismo, ma resta relegata
ai margini della storia, condannata moralmente per essere stata l'ispiratrice
del duce, compromessa come intellettuale e come donna. Oggi il libro di Rachele
Ferrario, grazie a una capillare ricerca documentaria e a carteggi inediti, ci
restituisce il temperamento di una donna libera, capace di affrontare con
coraggio anche il dolore estremo della morte del figlio diciassettenne Roberto,
arruolatosi volontario nella Prima guerra mondiale contro la volontà dei
genitori. Una donna che vive in anticipo sul proprio tempo e non ama sentirsi
dire di no. Nemmeno dal duce, a cui scrive, rivendicando la propria
indipendenza: «Mi hai presa, mi hai conquistata, ti sei fatto amare oggi? Sì?
Tanto meglio, domani bisogna ricominciare da capo ... Io sono nuova; io nasco
ogni mattina. Ciò che feci ieri non è la ragione determinante di quanto farò
domani...».
Rachele Ferrario insegna Fenomenologia delle arti all'Accademia
di Brera e Storia delle tecniche artistiche allo Iulm. Cura archivi d'arte e
mostre. Collabora con il «Corriere della Sera». Nel 1998 ha scoperto un nucleo
di 45 opere inedite di Paresce, di cui ha curato mostre antologiche, dirige
l'Archivio, ha pubblicato la biografia (Lo scrittore che dipinse l'atomo. Vita
di René Paresce da Palermo a Parigi, Sellerio, 2005) e il catalogo generale
(Skira, 2012). È autrice di Giulio Paolini. Un viaggio a distanza (Nomos
Editore, 2009) e, per Mondadori, di Regina di quadri (2010), la prima biografia
di Palma Bucarelli, e Le signore dell'arte (2012), ritratti di Carol Rama,
Carla Accardi, Giosetta Fioroni e Marisa Merz.
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