Sabato 18 giugno, alle ore 18,30 nel Salone Estense della
Rocca di Lugo quinto appuntamento dello “Scrittura Festival” con lo storico
dell’arte Flavio Caroli che presenterà il suo ultimo saggio “Con gli occhi dei
maestri” edito da Garzanti.
«La storia non è un corteo che si osserva dall'alto, diceva
il grande Marc Bloch. E lo storico non è un signore che guarda il corteo dal
suo balcone, al fine di descriverlo con esattezza e oggettività. Lo storico è
un uomo come gli altri che cammina dentro al corteo, che si chiede che cosa sia
accaduto nel corso di un viaggio lungo e accidentato; quale sia dunque la
direzione e la meta del corteo stesso; in ultima istanza – se possibile – quale
sia il senso definitivo del cammino.» Flavio Caroli si richiama alla filosofia
della più importante scuola storiografica del nostro tempo, le «Annales», per
ripercorrere le tappe di una scienza relativamente giovane come la storia
dell'arte, vista attraverso gli occhi dei «maestri». All'inizio della sua
carriera di studioso, l'autore ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare
alcuni tra i più importanti esperti che hanno costruito le «diverse storie
dell'arte» come noi oggi le conosciamo. Ne conserva un ricordo pieno di
fascino, immagini che non possono non subire l'influenza della materia
studiata. Così Caroli rivede Roberto Longhi: «Gli allievi accostavano Longhi
uno per volta, ricevendone sguardi e brevi cenni di assenso col capo. Quando
toccò a un valente medievista centroitaliano, per frazioni di secondo rividi un
famoso dipinto di Tiziano, col rampollo Farnese che parla all'orecchio del
nonno pontefice». Francesco Arcangeli è invece «il maestro» che porta Caroli,
studente di lettere a Bologna, alla laurea: «Ero seduto in istituto, e studiavo
con moderata diligenza le lettere di Van Gogh, per una tesi di laurea che non
appagava i miei desideri per la storia dell'arte che avevo sognato. Entrò una
specie di Maigret che, passandomi alle spalle, buttò l'occhio sulle pagine del
mio libro». Bastano poche parole tra i due per far capire all'allievo che
immediatamente avrebbe «cambiato tesi di laurea e vita». Ma l'inquietudine
intellettuale e il desiderio di andare oltre il mero attribuzionismo condurranno
Caroli all'incontro e alla lunga amicizia con Ernst Gombrich: in quel
pomeriggio di luglio del 1975, giorno del primo colloquio al Warburg Institute
di Londra, «l'aria fu fin da subito incalzante, un vento che spingeva la barca
dei saperi a un abbrivio vertiginoso». Ai ricordi personali si affiancano le
fondamentali esplorazioni del «pensiero in figura»: carrellate di opere che
mostrano le diverse storie dell'arte direttamente dalla penna di Longhi,
Graziani, Arcangeli, Briganti, Gombrich e Ragghianti, in un prezioso intreccio
di vita e bellezza.
Flavio Caroli, ordinario di Storia dell'arte moderna al
Politecnico di Milano, con questo romanzo incontra per la terza volta - e
ultima, a suo dire - la narrativa, dopo Mayerling amore mio! (Bompiani 1983) e
Trentasette: Il mistero del genio adolescente (Mondadori 1996). Come storico
dell'arte, Flavio Caroli ha studiato i primari del "pensiero in
figura" occidentale rapportati alle altre grandi tradizioni figurative
maturate su questo pianeta. Ha organizzato inoltre numerose mostre, collabora
con la trasmissione di Rai 3 "Che tempo che fa" e con prestigiose
riviste specializzate, ed è autore di molti volumi.
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