E’ stato posticipato di un giorno, a causa di problemi organizzativi, l’incontro con lo scrittore vicentino Giulio Mozzi programmato per lunedì 22 febbraio. La serata si terrà quindi martedì 23 febbraio sempre alle ore 21,00 nella sala conferenze dell’Hotel Ala d’Oro. In questo quarto incontro del mese di Caffè Letterario Giulio Mozzi presenterà il suo ultimo libro “Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi” edito da Transeuropa Edizioni. La serata sarà introdotta da Matteo Fantuzzi e si concluderà come sempre con l’abituale brindisi con i vini in degustazione.
Un gradito ritorno quello di Giulio Mozzi a Lugo, a soli quattro mesi dalla sua presenza a Caffè Letterario quando, in veste di talent-scout letterario, presentò il libro di racconti del giovane scrittore milanese Giorgio Falco “L’ubicazione del bene”. Come promesso allora, Mozzi torna a Lugo per presentare questa volta il suo ultimo provocatorio libro dedicato al caso di Eluana Englaro e al clamore mediatico che ha suscitato e che continua a suscitare ancora oggi a più di un anno dalla morte di Eluana. Il libro prende le mosse dagli articoli sul caso che Mozzi ha pubblicato su alcuni quotidiani, per poi trasformarsi in una sorta di pamphlet, con la provocatoria proposta di proclamare Eluana subito beata e poi santa, perché il suo quieto, paziente, silenzioso e dolente avvicinarsi alla morte è stato travolto dal clamore mediatico della diatriba che si disputava ai piedi del suo letto. Quelli che seguono sono interrogativi sulla Chiesa cristiana cattolica terrena, sullo scambio di favori tra le gerarchie ecclesiastiche e il capo del Governo, Silvio Berlusconi, un corpo vivo ma prossimo alla morte politica che si sta già preparando a risorgere con l'aiuto di un Santo come Padre Pio, che di miracoli ne ha fatti tanti, soprattutto per la gente di spettacolo.
Giulio Mozzi è nato a Vicenza nel 1960 e vive e lavora a Padova dove è al momento consulente editoriale di Einaudi. Frutto del suo lavoro di scouting sono le prime pubblicazioni di autori come Mariolina Venezia, Vitaliano Trevisan, Laura Pugno Tullio Avoledo, Leonardo Colombati, Giorgio Falco. E’ noto soprattutto come scrittore di racconti, uno dei quali è stato inserito nel Meridiano “Racconti italiani del Novecento” curato da Enzo Siciliano.
Lettura turabata e turbante del caso di Ferdinando Camon
Torna d’attualità Eluana: un libro aspro e straziante la rievoca. Tutti abbiamo vissuto la sua morte con tutte le gamme della passione umana verso una figlia che da tanti anni non sapevamo più se fosse forma di vita o forma di morte si sono scontrate sul povero corpo di questa ragazza. Adesso un grande scrittore veneto fissa in un libretto memorabile il succo della storia, e lo fa a futura memoria. La sua tesi è che la sorte di Eluana fa di lei una «santa»: una donna che ha patito al di là dell’esprimibile, per un tempo interminabile, fino all’estinzione totale. «Eluana santa» è l’appello, forse (ma non ne sono tanto convinto) lanciato per provocazione, da Giulio Mozzi, uno dei migliori scrittori della nuova generazione, in un libretto che si legge d’un fiato, e poi non si smette più di ragionarci sopra: Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi (Transeuropa, 100 pagine, 10 euro). Presentando il libro, ho obiettato a Mozzi: «Ma santa perché? Ha sofferto molto, ma non sappiamo se accettava e voleva questa sofferenza, non sappiamo se la offriva per una sua redenzione». Perché noi siamo abituati al concetto di santo come testimone (in greco, martire) della fede, sofferente e non ribelle alla sofferenza. Santo è chi patisce un dolore forte ma lo regge perché ha una fede più forte. Mozzi mi ha citato però le beatitudini: «Beati i poveri…,beati coloro che piangono…» (Le beatitudini sono date con testo diverso da vangelo a vangelo, il vangelo che Mozzi segue è quello di Luca). Forse che i poveri desiderano essere poveri? No, ma lo accettano. E saranno compensati per la loro condizione. Certo è comprensibile lo sdegno di questo scrittore verso l’etica in nome della quale il padre di Eluana veniva chiamato assassino, perché voleva fermare le macchine che mantenevano eternamente la figlia in quella vita- non-vita. Eluana è stata dunque una martire della tecnica. La tecnica è ormai uno dei nomi di Satana, dice Mozzi. Un idolo. Rifiutando obbedienza a questo idolo, il padre di Eluana ha fatto una scelta pia, non empia. Chi ha fatto la scelta opposta è stato, dice Mozzi, il capo del governo: il quale si è schierato per la «morte interminabile», sentita come una vita ancora sacra, da rispettare. Di fronte alla sotto- vita di Eluana, Mozzi colloca la super-vita di Berlusconi. E qui la sua fantasia fa un salto. La santità che non viene riconosciuta a Eluana, finirà per essere riconosciuta a Berlusconi, e non sarà un ostacolo che la sua biografia sia costellata di scandali: lui è un politico, e la sua politica sta in questo: rispetta il magistero della Chiesa quando lo condivide, mentre quando si sente contraddetto dichiara di non essere al corrente della contraddizione. Se non può sempre mostrarsi interno alla Chiesa, si appresta a fare un’operazione sottile, mostrarsi in sintonia con la volontà del santo più pregato e invocato in questo momento, padre Pio, e infatti annuncia che andrà alla tomba del padre, ora beato e santo. Mozzi lancia una profezia: dopo il leader dirà che il santo gli è apparso e gli ha parlato, e così risulterà contiguo alla santità e da essa garantito. Mozzi fa così una lettura turbata e turbante del caso Eluana: sul corpo di Eluana si è combattuta una battaglia apparentemente etica, in realtà politica. In palio era il potere. Di stabilire il vertice etico dell’esistenza in terra, e autoassegnarselo.
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